EDITORIALE / EDITORIAL Un numero tascabile per un breve, anzi brevissimo viaggio intorno ai problemi percettivi e cognitivi posti dal vedere attraverso strumenti, tecniche, codici e linguaggi che interagiscono tra loro: cinema e tecnologia militare, meccanica dell'otturatore fotografico e ritmo musicale; codificazione dei gesti nella tecnologia multi-touch ed esplorazione aptica delle superfici, zoom automatico della videocamera e scrittura... A pocket issue to carry along for a short, very short excursion around the perceptive and cognitive problems raised by a way of seeing through interacting instruments, techniques, codes and languages. Cinema and military technology, shutter mechanics and musical rhythm, coding of gestures in multi-touch technology and aptic exploration of surfaces, automatic zooming in a videocamera and writing.... |
Jem FinerLONGPLAYER In Longplayer, la dilatazione del tempo ottenuta attraverso una variazione dei suoni campionati influenza la percezione visiva dello spazio, aumentandone la consistenza, la densità. La postazione al faro di Londra è stata allestita nello stesso luogo in cui Michael Faraday aveva svolto alcuni dei suoi esperimenti di ottica. La storia di questo spazio e il rapporto con Faraday influenzano a loro volta la percezione e costituiscono un esempio significativo di come si giunga a una visione, a un modo di vedere, attraverso elementi che non sono visivi. L'interazione tra ascolto e visione potrebbe dipendere dalla singolare postazione di ascolto, che era stata progettata per sperimentare complessi fenomeni fisici in rapporto alla propagazione della luce. La percezione di suoni dilatati e accorciati si è trasformata in una percezione visiva dello spazio condensato. In Longplayer, time delation, obtained through a variation of the sampled sounds, affects the visual perception of space increasing its density, its consistency. The location in Trinity Buoy Wharf lighthouse happens to be in the same place where Michael Faraday carried out some of his optical experiments. The history of the space and its relation to Faraday also influence perception and this is a significant instance of how you can get to a vision, a way of seeing, through elements which are not visual. The interaction between listening and vision might be due to the singular listening post in a place that was designed to experiment complex physical phenomena concerned with light radiation. The perception of lengthened and shortened sound has turned into a visual perception of condensed space. http://longplayer.org http://vimeo.com/58274591 |
Marco BelpolitiMETTERE A FUOCO / FOCUSSING Marco Belpoliti riprende con una videocamera dei calici posati sul tavolo. Si avvicina per contrastare il movimento di apertura dello zoom e si allontana per contrastare quello di chiusura, suggerendo la forma di un occhio che guarda a sua volta verso la videocamera, sforzandosi di mettere a fuoco. Un feedback tra lo sguardo e lo strumento attraverso il quale si forma, ad opera di un narratore, saggista e critico letterario da sempre interessato allo sguardo e al vedere attraverso la scrittura. Marco Belpoliti films some goblets on a table with his videocamera. He moves closer in order to contrast the opening movement of the zoom and he moves away in order to contrast the closing movement, suggesting the shape of an eye, in its turn looking at the videocamera, trying to focus. A feedback between seeing and the instrument which shapes it, staged by a narrator, essayist and literary critic who has always been interested in seeing through writing. |
Elio GrazioliVEDERE ATTRAVERSO IL READYMADE / LOOCKING TROUGH READYMADE Elio Grazioli riflette sul readymade, definito dal suo autore Marcel Duchamp un ritardo, uno scarto tra l'oggetto e il suo essere opera d'arte, una differenza impercettibile, cioè infrasottile attraverso la quale vedere diversamente la realtà, intesa come proiezione nella terza dimensione, e quindi concreta e reale, di un'altra dimensione che le è contigua e aderente. Negli esempi forniti da Duchamp, come il recto al verso di un foglio o l'odore della bocca a quello del fumo che esala. Elio Grazioli reflects on readymades, defined by their author Marcel Duchamp as a delay, a deviation between the object and its being a work of art, an imperceptible, infrathin, difference through which reality can be seen in a different way. Reality seen as a concrete and real projection in the third dimension of another adjacent and overlapping dimension. In the examples given by Duchamp: recto and verso in a leaf or the smell of a mouth married to that of the smoke it exhales.
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Uri AranUNTITLED Uri Aran muove oggetti, immagini e idee nello spazio incrociando codici e linguaggi diversi, allo scopo di risolvere la giornata nello studio e dare un senso alle cose. In questo modo anche il tempo gioca un ruolo importante in relazione al senso, che nel suo lavoro si orienta sempre in modo diverso. In modo analogo, nei suoi video, Aran divide le unità espressive in blocchi per poi ricomporle spostando l’asse narrativo. Questa tecnica di montaggio mostra impressionanti analogie con le tecniche scultoree. Si potrebbe dire che la sua visione dell’immagine in movimento, soprattutto cinematografica, si sia formata attraverso le tecniche scultoree di taglio, ricollocazione e montaggio delle parti, dal Novecento accompagnate da rotture di simmetria e cambiamenti di scala. Uri Aran moves objects, images and ideas around the space, juxtaposing different codes and languages in order to solve the day in the studio and make sense of things. In this way time, too, plays an important role in relation to sense, which is always orienting itself in a different way in his work. For example in his videos Uri Aran divides the expressive units to assemble them again, moving the narrative alignment. This editing technique shows strong analogies with sculptural techniques. It might be said that his vision of the moving image, especially the cinematic one, has been formed through the plastic techniques of cutting and re-positioning parts, accompanied, after the 1900s, by symmetry breaking and changes in scale. |
James RichardsROSEBUD James Richards zooma sugli oggetti portando l'attenzione di chi guarda alle textures e alla materialità delle superfici, come accade quando si esplorano le immagini utilizzando la tecnologia Multi-Touch. L'artista ci invita, per così dire, a guardare le immagini attraverso il tatto, attraverso i gesti codificati dalla tecnologia Multi-Touch. Insieme al fatto che queste immagini impongono allo spettatore di essere presenti nell'atto della visione, il gesto annulla la distanza e porta lo spettatore dentro l'immagine. Richards porta l'attenzione su una importante quanto preoccupante mutazione antropologica. James Richards zooms in on objects, focussing the viewer's attention on textures and the materiality of surfaces, as it happens when we explore images using Multi-Touch technology. So we might say that the artist invites us to look at his images through touch, through the gesture codified by Multi-Touch technology. Together with the fact that these images compel the viewer to be present in the act of seeing, the gesture nullifies distance and carries the viewer inside the image. Richards draws attention to an important and worrying anthropological mutation. |
Mick RockSTEFANIA CARRETTI INTERVISTA MICK ROCK / STEFANIA CARRETTI INTERVIEWS MICK ROCK In una intervista rilasciata a Stefania Carretti, in occasione della sua personale a Reggio Emilia il maggio scorso, Mick Rock racconta della sua formazione letteraria che ha influito sul suo rapporto "organico" e non visivo con la fotografia, sottolineando quanto l'aspetto tecnico sia per lui marginale rispetto al momento live della session fotografica, al vedere attraverso uno schema ritmico di tipo musicale e non visivo. A questo riguardo è emblematica la sua dichiarazione: “Spesso io fotografo ritmicamente, battendo uno schema ritmico”. Si ringraziano Mick Rock e il festival Fotografia Europea - Reggio Emilia 2013. In an interview to Stafania Carretti, on the occasion of his solo exhibition in Reggio Emilia last May, Mick Rock tells about his early studies in literature which influenced his “organic”, rather than visual, approach to photography. He underlines that the technical aspect is marginal for him if compared to the live moment of the photo session, to seeing through a rhytmic pattern that is musical rather than visual. In this regard his statement is emblematic: “I often photograph rhythmically, beating a rhythmic pattern”. Many thanks to Mick Rock and the European Photography Festival - Reggio Emilia 2013. |
Giuseppe Di NapoliPER UNA PEDAGOGIA DEL VISUALE / IN FAVOUR OF VISUAL PEDAGOGY Giuseppe Di Napoli riflette sulla scomparsa del soggetto della visione, sul vedere attraverso le tecnologie di registrazione, che si è imposto come un modo di vivere e pensare oltre che di vedere la realtà. Di Napoli porta l'attenzione sul fatto che la tragica scomparsa del soggetto della visione può essere contrastata da una pedagogia del visuale, da un atteggiamento visivo critico e creativo, al momento poco sviluppato nonostante la nostra cultura sia prevalentemente visiva. Giuseppe Di Napoli reflects on the disappearance of the subject in vision, on seeing through recording technologies as a phenomenon which has imposed itself as a way of living and thinking as well as a way of seeing reality. Di Napoli draws attention to the fact that the tragic disappearance of the subject in vision can be contrasted by visual pedagogy, by a critical and creative visual approach, which has not been properly developed yet despite the mainly visual character of our culture. |
Paola MolaAVATAR E IL LAOCOONTE / AVATAR AND THE LAOCOON La vicenda della storia dell’arte è dalle origini quella di un tessuto di testi scritti e immagini. Dove il testo evoca immagini e le figure stampate evocano parole. Le parole del testo. L’apparato d’immagini nei testi di Paola Mola, e in particolare in quello del catalogo della recente mostra su Wildt, è il riflesso del metodo esercitato nel testo. Esce dalla sostanza stessa di una Storia intesa come disciplina che ha con il tempo relazioni complesse, non logico-lineari, come non logico-lineare è il tempo nell’oggetto del discorso, quell’oggetto che chiamiamo arte. La parola del testo necessariamente si dà per successione, ma l’immagine sulla pagina può restituire attraverso accostamenti per analogia, e i vuoti che come salti si fissano tra una figura e l’altra, quella complessità di senso e tempo che è la sostanza del fatto artistico. Accademico e antiaccademico, gotico e barocco, classico e anticlassico, aulico e popolare, Wildt scorre in queste tavole nel passato/futuro di una metamorfosi che tocca e forse trapassa i nostri giorni. The fabric of art history has always been made up of written texts and images. The text conjures up images and printed figures conjure up words. The words of the text. The system of images presented in Paola Mola's texts, expecially the ones in the catalogue of the recent Wildt exhibition, reflects the method employed in the text itself. That system comes out of the substance of a History considered as a discipline whose relation to time appears complex, non-linear nor logical. And non-linear nor logical is the time in the subject matter we call art. The words in a text are necessarily arranged in sequence, but the images on a page can uncover their meaning through analogy and juxtaposition, through the gaps leaping from one image to the other, through that complexity of sense and time that is the essence of artmaking. Academic and anti-academic, Gothic and Baroque, classical and anti-classical, elevated and popular: Wildt unfolds in these plates in the past/future of a metamorphosis touching our days and going beyond them. |
Ezra PoundCOURTESY TECHE RAI Nell'intervista rilasciata a Pier Paolo Pasolini nel 1967 e trasmessa nel corso del programma della RAI "Incontri" di Vanni Ronsisvalle nel 1968, Ezra Pound dichiara: "un critico ha scritto di me che Pound sceglie la musica e la scultura per paragonarle alla poesia”. Pound si riferisce al critico letterario Donald Davie, autore del libro Ezra Pound: Poet as Sculptor. In questo saggio, Davie spiega che le immagini nella poesia imagista di Pound si dispongono come gli elementi di una scultura concepita per piani, che Pound giunge alla visione poetica attraverso una visione plastica. Courtesy Teche RAI. Si ringrazia la Dott.ssa Barbara Porta Scaramucci, direttore Teche RAI e il Dottore Roberto Chiesi responsabile del Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini. In a 1967 interview to Pier Paolo Pasolini, broadcasted on the RAI programme “Incontri” by Vanni Ronsisvalle in 1968, Ezra Pound declares: “a critic wrote about me that Pound chooses music and sculpture to compare them to poetry”. He's referring to literary critic Donald Davie, author of Ezra Pound: Poet as Sculptor. In his essay Davie explains that in Pound's imagist poetry images assemble themselves as the elements of a sculpture conceived as a relationship between plane surfaces; i.e. that Pound gets to a poetic vision through a plastic one. Courtesy Teche RAI. Many thanks to Dott.ssa Barbara Porta Scaramucci, director of Teche RAI and to Dottore Roberto Chiesi head of Centro Studi - Pier Paolo Pasolini Archive. |
Aurelio AndrighettoVEDERE LA SCULTURA / SEEING SCULPTURE Uno studio sulla visione grafica e fotografica della scultura, su un vedere che ha implicazioni di carattere cognitivo e rapporti con abilità linguistiche e concettuali. A study of the graphic and photographic vision of sculpture, a way of seeing that has cognitive implications and connections with conceptual and linguistic abilities.
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