Caro Raoul Houseman,
grazie per la poesia dei piccoli abeti. La conoscevo in tedesco ma l'avevo quasi dimenticata. E' la solita morale, la foglia di fico moderna.
Sarò cattivo, ma non la nostra prefazione non mi piace più. Sembra quella di un bollettino parrocchiale. Convincerai solo quelli che sono già dalla nostra parte. Gli altri si annoieranno e non saranno interessati a proseguire la lettura. Per questo l’ho ripresa usando abusivamente la mia fantasia. Devi scrivere la prefazione di un opuscolo che contiene delle poesie fantastiche a partire dallo stesso materiale, cioè dalla fantasia. Vedrai che è possibile esprimere tutte le tue buone idee diversamente da come farebbe uno studioso.
Prima lo esprimo misticamente, poi chiaramente. Devi lasciare spazio perindovinare. E quando le cose sono evidenti, bisogna renderle ancora più evidenti. Invece di "fantasia" di’ solo "fan". Fai una poesia a partire da Asia, Usia, qualcosa di fan.
Invece di Prefazione potremmo chiamarla: Mankind must survive. Insomma ci vuole un'idea
L'arte è un gioco con problemi seri. Tu puoi raccontare a tutti, ovunque tu sia, che sei un vero artista. Ma la gente non ci crede, perché... perché sei un Riformatore e un Confessore. Li annoi dicendo loro la verità, cioè che non sanno né vedere, né ascoltare, né sentire, né pensare. Che invece di guardare con i loro occhi, guardano attraverso il loro intelletto.
Noi, Raoul Hausmanne Kurt Schwitters siamo capaci di parlare e di scrivere perché vediamo con inostri occhi e ascoltiamo con i nostri orecchi. Il linguaggio è solo un mezzo per comprendere, o non comprendere, un mezzo per sentire. Noi preferiamo il linguaggio che non permette di comprendere le piattezze che ognuno già sa a memoria. Preferiamo il linguaggio che vi procura una sensazione nuova per dei tempi nuovi.
Abbandonate i vostri sentimenti umani controllati e, per favore, passate attraverso la cruna del nostro ago e vedrete che ne valeva la pena.
Trovo i tuoi pensieri molto buoni, ma a chi interessano i buoni pensieri? Chiama gli spiriti creativi «whisky» e sentirai che, senza, il mondo è «secco». Presentando le cose così, in maniera un po’ pazza, si catturerà la gente, anche con lo spirito! Gioca con le parole per estrarne un senso serio. Capisci? Si capisce, perché non si può capire. È la cosa destra ed è la cosa sinistra di Phan.
Ora la prefazione è eccellente. È molto, molto meglio della prima, perché c’è un’idea. Una grande idea, quella di non scrivere poesie per altri fini. Le poesie non sono che costruzioni di parole o di suoni o di lettere, non sono né romantiche né patriottiche. Questo non è niente di nuovo, sia chiaro. Ero un dadaista senza avere l’intenzione di esserlo.
In verità io sono Merz.
Stammi bene.
Il tuofedele Kurt Merz Schwitters

Concerto sinottico n°1 Gianluca Codeghini Oggetto sonoro N°1: PRIMO ESERCIZIO PER EVITARE LA GUERRA: una marcetta, una sigla, una parata per gli acrobati.  Dario Bellini DATECI LA GUERRA, I FUTURISTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE: ma interessa veramente a qualcuno il futurismo? Gianluca Codeghini ENTREE: un muto dice a un sordo… Elio Grazioli  INFRASOTTILE DA SPOLVERARE: forse neanche una cosa seria, un panno che toglie la polvere a Jacques-Louis David, e Duchamp naturellement. Aurelio Andrighetto SU UN DITTICO DI BRANCUSI: ho rovesciato nella testa di Brancusi le sue stesse supposizioni mentre egli stesso soppesa le sue sculture.  Gianluca Codeghini Oggetto sonoro N°2: TURNA. Dario Bellini BASTA CON BOETTI: sarà pure ora di finirla prima o poi. Elio Grazioli WARBURG O MORTE! basta col puntare la pistola alla tempia degli altri, cominciamo a chiederci cosa diavolo stiamo facendo!  Aurelio Andrighetto EZRA POUND PASSA LA MANO: Duccio non ha risolto le sue faccende per consunzione o usura e così l’Angelico. Gianluca Codeghini DIALOGUE WITHOUT LOOK: … o, sia pure, mangiandosi le parole.  Aurelio Andrighetto AUDIZIONI VISIVE: piani che slittano danno da spremere le meningi.  Dario Bellini DEL COLLAGE: ogni parola dovrebbe contenere uno schiamazzo. Gianluca Codeghini Oggetto sonoro N°3: LA PATOLOGIA DEL BENESSERE. Elio Grazioli DA UNA "SCENA EMERGENTE" A "CHI S'È VISTO S'È VISTO": si scelgono o no i compagni di strada? Aurelio Andrighetto L'ONDA MNEMICA: lo sfarfallio ipnotico lascia impronte come le ombre di un drappeggio classico. Gianluca Codeghini Oggetto sonoro N°4: NOIOSELLO: avanti così.

Le città/l'Europa

Gianluca Codeghini EXIT: un lato B dispiegando le carte in gioco.

Andrea Panattoni LA CITTA' 1 e 2: gettare ponti sulla città o strapparsi i capelli.

Joseph Rykwert FORMA E SOSTANZA: l'architettura è sempre metafora della società.

Dario Bellini ADRIANO OLIVETTI 1901 – 1960: comunità, piazze… o sentieri.

Gianluca Codeghini SOMEONE MUST DO SOMETHING: lets dance.

Dario Bellini A COSA SERVE L'URBANISTICA? che sia una chiave resta da dimostrare. 

Stefano Boeri SUPERLUOGHI: superluoghi simbolici, abitati da corpi resistenti nell’immaginario.

Aurelio Andrighetto e Giulio Calegari CITTA' VISIBILI E INVISIBILI: un diapason da niente accorda il dramma famigliare urbano ai tramvai.

Alessandra Spranzi LA CASA I NOMI: la plancia del citofono, tra sala da pranzo e città.

Elio Grazioli LA FOTOGRAFIA COME MESTIERE: ho messo in vetrina il mestiere di concentrare in immagine le cose.

Jimmie Durham HOMMAGE A FILLIOU: un pezzo di legno scolpito a morsi da un cane, un altro da un uomo alla fresa.

Gianluca Codeghini PROJECT – E: Italia/Olanda cinque a zero. 

Dario Bellini IL COLLAGE SI FA DENTRO DI ME E DENTRO IL MIO UNICO INTERLOCUTORE.

Paolo Rosa LA CITTA' CIRCONDATA DALL'ORIGINE: nella passeggiata cosmica polvere di stelle attorno alle mura diocleziane.

Marco Belpoliti LA TORRE: dentro, più a fondo, oltre le finestre, i balconi o laggiù, oltre il gasometro...

Aurelio Andrighetto SPESSORI: … o, attraverso un cristallo, le ragioni di Mies van der Rhoe opposte a quelle di Jacques Tati. 

Gianluca Codeghini DALLE STALLE ALLE STELLE: Luca e Maurizio spingono sopra una carriola per Matera tecnologia musicale da niente.

Andrea Inglese e Gianluca Codeghini QUELLO CHE SI VEDE: e quello che si capisce…

Stefano Brizzi e Gianluca Codeghini EXIT N° 2: … avanti così.

Arte sui tavoli

Elio Grazioli CHE ARTE DA'?: un rovescio d’anima domina i cuori warburghiani che sanno vedere la proiezione verticale di un orizzonte generalmente orizzontale destinato a poggiarvi le natiche.

Hans Ulrich Obrist IL FUTURO SARA':... sdoppiamento ennesimo a cercare interrogativi tra chi generosamente si azzarda a dare risposte.

Paola Mola e Aurelio Andrighetto POSTFAZIONE: che impronta lasciano le sculture nelle teche che le hanno custodite per un’esposizione, la parola riflesso ha almeno dieci risonanze.

Giacinto Di Pietrantonio WAR IS OVER 1945-2005: tavoli apparecchiati. 

Aurelio Andrighetto WALL RELIEF / DRAWING, WORDS AND KNOCKS ON THE TABLE: a guardare dal tavolo le luci d’ombra entrano ed escono, volgere lo sguardo a destra e sinistra trattenendo i due risultati sullo stesso piano… toc toc, via. 

Hans Ulrich Obrist - Eric Hobsbawm INTERVISTA: a tu per tu.

Dario Bellini QUI, FORSE! - 1/2: dall’autobus attento a che cosa ne verrebbe fuori se il progetto fosse concreto.

Jimmie Durham NATURE MORTE: talvolta ribadire peggiora le cose… o le risolve una sola volta per tutte. 

Batia Suter PARALLEL ENCYCLOPEDIA: da una pagina all’altra. 

Gianluca Codeghini TUTTO QUELLO CHE SCIVOLA VIA: ricordo questo lavoro attivo nonostante fosse sotto gli occhi di tutti.

Marco Belpoliti TAVOLO: una rapida occhiata.

Amedeo Martegani e Studio Ape MILLEFOGLIE: un tavolo per azioni sottobanco, sempre operose.

Giuseppe Furghieri IL TAVOLO DI JULIUS: un suono apparecchiato, dicono che suonare il fortepiano avesse senso solo per l’esecutore.

Warburghiana EXHIBITION / DESKTOP “Art on tables” at ARRIVI: sopra, di lato e soprattutto sotto.

Fabio Sandri Stanze, 2004-07: di sotto in su o viceversa…

Matteo Donati e Simone Cattaneo Tavolo–Table: sarà colpa del peso se mi occupo del sostegno.

Andreas Golinski Unknows stories: se dico “mi torna alla mente” intendo qualcosa di non propriamente nitido. 

Alessandro Brogli Piano personale/Personal level: avrà pure un senso riferirsi a se stessi.

Alessandro Sarri R.I.P. (RESTARE IN PRESENZA): nelle foto di morti o di chi sta per morire la macchina si sente sempre di più.

Daniele Astrologo Scritto in margine all’eclissi secondo Agnetti: didascalico non ha più lo stesso significato.

# 3 KBW

Warburghiana a cassetti o come le rastrelliere delle chiavi negli alberghi, l’ermeneutica apre le porte.

Melvin Moti K.O. MORTEL: non è superfluo ribadire che si tratta sempre di un colpo andato a segno. 

Olaf Blanke OUT-OF-BODY, OUT-OF-TIME: il corpo insegna cose che la mente ha in serbo.

Howard Gardner ANSWER TO A QUESTION: domande, risposte, o altro.

Paola Mola FINE ALL'INIZIO: di questo potrei supporre trattarsi di una interminabile storia tra sguardo piatto e volume.

Marco Belpoliti CURRENT/CONTEMPORARY: leggera inezia. 

Melvin Moti K.O. MORTEL: quasi mai al primo colpo… 

Joseph Rykwert - Dario Bellini LA MIA PRIMA ESPERIENZA ERMENEUTICA: non sempre le raccomandazioni cadono nel vuoto.

Philip Corner - Manuel Zurria FIRST TRAVELS IN THE 3RD MILLENNIUM. 

Bruno Fornara BACIO D'OMBRA: un niente decide del destino. 

Jorge Molder TIMELINE: cercare il proprio volto nel labirinto del corridoio di casa.

Ryan Gander IS THIS GUILT IN YOU TOO? (STUDY OF A CAR IN A FIELD): entrare sempre più a ridosso nella questione può commuovere per quanto si cela nel velo.

Melvin Moti E.S.P.: la bolla che si gonfia e scoppia risolve qualcosa o sparisce?.

Howard Gardner ANSWER TO A QUESTION: risposte senza evoluzione.

Susan Hiller THE LAST SILENT MOVIE: anche trascrivere sembra impossibile. 

Elio Grazioli VETRI: così a ridosso del grande vetro da uscirne con un calcio. 

Paola Mola FINE ALL'INIZIO: chi ha cominciato cosa?

Cezary Bodzianowski MAGNETO: l’uscita del metrò risolve enigmi simbolici? 

Jenny Magnusson MODERNA 3: supposizioni contraddette dallo sviluppo, la forma non coerente non chiude mai il cerchio. 

Susan Hiller THE LAST SILENT MOVIE: ripetere all’infinito non basta c’è sempre qualcosa che sfugge.

Mariella Bettineschi SENZA TITOLO: senz’altro da aggiungere.

Elio Grazioli VETRI: même.

Gianluca Codeghini PORTION OF AN ASEXUAL HANDLE: girare a vuoto come gli stampi maschi sotto la slitta.

Studio Azzurro LA CITTA' DEGLI OCCHI: orizzonti posticipati.

Bruno Fornara BACIO D'OMBRA: sapessi quanto è vecchio quell’orologio, l’ombra del pendolo ha consumato il colore della parete... 

Philip Corner - Manuel Zurria FIRST TRAVELS IN THE 3RD MILLENNIUM: tremore nel porre le ipotesi sul futuro, tomorrow never knows. 

Gianluca Codeghini PORTION OF AN ASEXUAL HANDLE: venduto!

Malcolm McLaren SHALLOW: le donnine allegre hanno destrezza ermeneutica…

Daniele Gorret INTERVISTA: conta il ritmo e contano i sobbalzi.

SOME MORE IDEAS: non è finita finché non è finita!

Serata Schwitters
Assab One 4 ottobre 2009

Per mettersi al lavoro Schwitters si cambiava vestendo una lunga camicia da notte, si toglieva la dentiera per deporla in un bicchiere d’acqua tiepida e si copriva la testa con un grande cappello da brigante. Poi «merzava» a pieno ritmo. Dopo il lavoro gli piaceva riposarsi nel suo elegante salotto Merz. Un piano a coda gli serviva per conservare i barattoli di colla. La colla era un elemento importante per l’arte Merz tanto quanto lo fu l’uovo a Colombo per la scoperta dell’America. In un angolo del suo elegante salotto Merz aveva posto una bianca casetta stile Le Corbusier realizzata con le sue mani. Vi aveva sistemato i suoi porcellini d’India. Nel suo elegante salotto Merz gli piaceva anche lavarsi i piedi, ogni tanto. Con un sorriso forzato presentava allora ai suoi visitatori i suoi grandi piedi color topazio fumé.

Si conosce l’origine di questo vocabolo. Su uno dei suoi collages, il caso volle che della parola «KomMERZiel» restasse visibile solo il frammento centrale. Il caso che Duchamp preconizzava come uno dei mezzi più fertili di creazione, Dada lo trapiantò in un campo in cui lo humour e le leggi naturali hanno a lungo giocato a nascondino.
Ma nella scelta di questa parola d’origine «Commerciale» c’è l’abbozzo di un’idea che Schwitters ha sviluppato soprattutto nei suoi scritti. Una sorta di nuovo folclore era nato in Germania intorno al1920, con cui un linguaggio sintetico, ellittico ed espressivo, derivato da quello degli affari e della pubblicità, si installò come modalità d’espressione di un mondo in pieno rinnovamento. La comica ripercussione sul linguaggio popolare di questo modo di vita scimmiottato su quello dell’America doveva nutrire la verve inesauribile di Schwitters ed è così che la piccola borghesia tedesca, alleando il fiore blu al romanticismo macchinista, diventò una delle principali fonti del suo particolare humour. In questo modo di fustigare i costumi è difficile sbrogliare la parte della tenerezza da quella della canzonatura. Essendosi Schwitters stesso identificato ai suoi personaggi " un po’ come Jarry a Ubu ", l’elemento naturale e quello della provocazione lasciano alla nostra immaginazione un margine problematico abbastanza ampio da permetterci di non prendere posizione.